Qualcuno ha detto: “Abbiamo leve molto potenti, ma dove trovare dei punti di appoggio?”

Ebbene, non può esservi altro punto d’appoggio che questo, il più forte di tutti: la sofferenza di quella folla sterminata che è l’umanità.

Per aiutarvi a rendervene conto, vorrei ripetere ad alta voce, qui davanti a voi, quelle che sono le riflessioni delle persone semplici, di coloro che non conoscono altro se non quello che deriva dalla partecipazione alla condizione dei più sfortunati.

L'Organizzazione delle Nazioni Unite - organizzazione certamente necessaria ma malata - è una grande istituzione nata al tempo in cui stavamo patendo le pene dell'inferno a causa di alcuni «grandi cattivi». E così è nata su un mito: il mito di alcuni «grandi buoni» che si riunivano (forti della bomba atomica per impedire che l'umanità dovesse in seguito esperimentare quelle orrende atrocità.

Poi sono passati gli anni e nelle pieghe dell'ONU si è introdotto un altro mito. Goccia a goccia, sono entrati in questa grande organizzazione quelli che si consideravano, per abitudine, dei «piccoli praticamente inoffensivi»: le nazioni senza industrie, senza grandi eserciti, senza grossi capitali, che si stavano rendendo indipendenti nel cosiddetto “Terzo-Mondo”.

E, infine, ha fatto la sua comparsa sulla scena delle Nazioni Unite un'altra realtà mitica, certamente la più grave e la più ricca di conseguenze negative: la stupida illusione, alla quale ci si è troppo presto abituati, di poter agire considerando semplicemente come non esistente un quarto dell'umanità.

Ed ecco che, dopo un po' di tempo, ci si rende lucidamente conto che l'ONU è malata e che tutti questi miti stanno crollando.

«I grandi buoni»? Non è stato difficile accorgersi che non erano poi né così buoni né così grandi. Non così buoni, dato che molte delle loro azioni, prese globalmente o perlomeno in certe occasioni,erano semplicemente azioni di ciechi o di criminali. Non così grandi, dato che le loro potenze ormai si controbilanciavano e si neutralizzavano a vicenda, costringendoli a vivere nel terrore. (...)

I filosofi diranno probabilmente che il nostro è «il tempo dell'impotenza dei potenti» e quello di un'incredibile potenza dei deboli. È una potenza che scoppia qua e là e certamente il più delle volte è di segno negativo, ma è tanto forte da paralizzare coloro che si credevano i padroni del mondo e che ora sono costretti a sollecitare la benevolenza e il concorso dei piccoli, senza i quali sarebbero ancora più fragili. (...)

In realtà, non è più pensabile continuare a discriminare, a dichiarare «degno» un certo popolo e «indegno» un altro. (...)

La realtà del mondo ci impone necessariamente di fare del servizio ai più sofferenti un servizio prioritario. (...)

Da parte mia, quello che più mi colpisce attualmente è la constatazione della sana umiliazione in cui vengono a trovarsi quasi ogni giorno le massime potenze, umiliazione dovuta all'eccesso della loro stessa potenza e al fatto che praticamente si equivalgono. E, d'altra parte, resto colpito anche dalla constatazione della sana umiltà in cui viene a trovarsi quel nuovo «grande» che è costituito dalla moltitudine dei paesi impoveriti che si stanno risvegliando.

Sì, portate il vostro contributo perché queste diverse umiltà siano l'inizio della verità. Esse obbligano tutti - antichi e nuovi grandi - ad avvicinarsi alla realtà, quella realtà che sola permette di avanzare verso quell'assoluto di cui hanno sete tutti i popoli e che consiste nell'amare. Per questo è nato ogni uomo ed è unicamente questo l'assoluto per il quale vale la pena di vivere.

Al di sopra di tutto e anzitutto, guardate ai sofferenti e cercate il modo per servirli realmente, voi che siete riuniti per portare un contributo alla guarigione di quel grande malato che è 1 'ONU.

Lì si troverà il vero segreto del vostro successo. Siatene certi e gridatelo a tuttí: solo piegandosi sull'immensa moltitudine dei più sofferenti, i detentori di una qualche forma di potere possono dimostrare di essere intelligenti.

(Tratto dal discorso dell’A bbé Pierre, il 27 maggio 1965, per la inaugurazione a Nizza del Colloquio dell’Associazione per lo sviluppo del Diritto mondiale sul tema: “L’ONU e il mondo odierno”.)